Come è nato
‘domani’
Lettera di Maggi Lidchi Grassi ai lettori di ‘domani’
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Nata (l'ing.
Alberto Grassi, a destra) con lo scrittore Scanziani nel giardino dove è
nato 'domani' |
Il messaggio della Madre
agli Italiani |
La casa
dell'Ashram di Pondicherry dove
Nata e
Maggi abitavano e sede di 'domani' per molti anni |
‘domani’ è nato nel piccolo giardino della casa dell’Ashram dove
abitavo con Nata, l’ingegnere fiorentino che approdò all’Ashram nel 1963, il
primo e unico italiano accettato dalla Madre come ashramita fino a
quell’anno e per molti anni che seguirono. A Nata venne l’urgenza di
condividere con i suoi connazionali il tesoro che aveva trovato in Sri
Aurobindo e nella Madre, voleva diffondere tra di loro la buona novella di
un mondo in evoluzione, e mi chiese se lo avrei aiutato con la mia
esperienza nel campo dell’editoria. A dire il vero nessuna esperienza
editoriale o di qualsiasi altro tipo sarebbe stata necessaria perché
l’essenziale c’era, eccome: c’era l’appoggio entusiastico della Madre che
mise subito a disposizione della nostra impresa un piccolo dipartimento
della scuola dell’Ashram, in altre parole la giovane ashramita che batteva
al ciclostile le lezioni che sarebbero state distribuite agli allievi, e che
a prima vista non apparve come una grande acquisizione e un grande aiuto
poiché non conosceva una parola di italiano. Ma erano altre le cose che
mancavano, in questo caso sì essenziali e di capitale importanza: mancava un
elenco di potenziali lettori a cui mandare l’ipotetica pubblicazione e poi
mancava il denaro per avviare l’impresa.
Per tanti dei lettori del ‘domani’ che vengono all’Ashram e ad Auroville
(che a quell’epoca non esisteva se non nei Progetti divini) è forse
difficile immaginare l’Ashram di Sri Aurobindo a Pondicherry con un solo
italiano. “Era l’ora prima del risveglio degli dèi…” di un Savitri
all’italiana, per altro ancora non tradotto, in un periodo in cui era appena
stato pubblicato in francese ‘Sri Aurobindo, l’avventura della coscienza’ di
Satprem. Era un periodo in cui nessun libro di Sri Aurobindo e della Madre
era stato tradotto in italiano, e all’Ashram non arrivava nessun turista o
pellegrino dall’Italia.
Il problema della dattilografa fu istantaneamente risolto dall’entusiasmo
‘ashramitico’ che sempre pervadeva coloro che rispondevano alle richieste
della Madre: fu Nata che, dopo aver tradotto i testi prescelti, li batté a
macchina sulla vecchia portatile che era venuta con me dal Sud-Africa. Non
fu facile: la macchina aveva la tastiera inglese, senza accenti. Poi la
stessa macchina passò nelle mani di Namita, così si chiamava la nostra
aiutante, che provvide a battere la matrice per il ciclostile, miracolo!!!
senza alcun errore, nonostante, come abbiamo detto, non conoscesse una
parola di italiano. Dopodiché, sempre Namita, ciclostilò. Rimaneva da
trovare a chi mandare quei due primi fogli ciclostilati su carta gialla
(all’inizio erano solo due). Ad amici? A parenti? Io in Italia non conoscevo
nessuno, Nata gli amici li aveva persi di vista da tempo, da quando si era
trasferito prima in Venezuela e poi in Guatemala per lavoro, però gli venne
di scrivere a Piero Scanziani del quale aveva letto ‘L’avventura dell’uomo’
in cui menzionava Sri Aurobindo. Fu Piero a mandargli un primo breve elenco
di nomi, e da lì la cosa si mosse, il progetto prese corpo e l’attrezzatura
anche; i fogli divennero tre, e poi quattro, e poi vari fogli che dal 1965
in poi vennero battuti con la Olivetti, fornita di accenti, che lo stesso
Piero Scanziani aveva portato in India, e ciclostilati con la macchina che
era stata acquistata e che troneggiava nella stanza di Nata, in ‘Balcony
Street’, ovvero al 22 di Rue Saint Gilles, quella piccola casa che era stata
la stalla della grande casa coloniale che sorgeva, e sorge, lì accanto.
Erano fogli non ancora battezzati, intendo dire senza nome, comunque il
numero degli abbonati crebbe e divenne tale da dover chiedere a chiunque
passasse da casa il giorno della spedizione, di aiutarci a mettere i fogli
nelle buste.
Poi un giorno quei fogli al ciclostile furono pronti a meritarsi la loro
bella copertina, ovviamente di carta a mano fatta dall’Ashram. Fu in
quell’occasione che Nata chiese alla Madre un nome per la pubblicazione. Lei
rispose istantaneamente, in italiano, e senza pensarci un attimo. Disse:
“domani!” Poi prese una penna e, per dar forza alla sua azione, come spesso
faceva, lo scrisse in grande su un pezzo di carta. Quindi successe qualcosa
che portò quel “domani” a non rimanere da solo sulla copertina: avvenne
quella catastrofe che fu l’alluvione di Firenze, e il messaggio che la Madre
in quell’occasione stilò per tutti gli italiani: “Sopravvivere e rinnovarsi”
venne a costituirne il sottotitolo.
La Madre conosceva un po’ l’italiano, e di quando in quando le piaceva
inserire qualche parola o una mezza frase in italiano nella sua
conversazione con noi. Un giorno le chiesi come mai, da che cosa le veniva
questa conoscenza della nostra lingua; sapevo che aveva visitato l’Italia,
ma ci raccontò che da piccola passava le vacanze con una zia, sorella di sua
madre, che aveva sposato un console italiano, il marito che le aveva trovato
la nonna Ismaul quando questa zia era stata convertita al cattolicesimo
dalla cameriera (!)…
Ma per tornare a noi, quello che vorrei riuscire a trasmettere a tutti voi
che leggete ‘domani’, è che prima di quel pre-domani al ciclostile soltanto
gli italiani che conoscevano bene l’inglese, e per certi libri il francese,
potevano venire in contatto con gli scritti di Sri Aurobindo. Tutto divenne
più facile quando Nata tradusse ‘Sri Aurobindo, l’avventura della coscienza’
che venne pubblicato dalla Galeati di Imola, ma ciò nulla tolse
all’importanza che la Madre dava alla pubblicazione del periodico: una volta
ci aveva detto che i due paesi che sentiva più aperti alla Forza erano
l’Italia e il Canada. A questo punto ci è chiaro: la Madre amava in modo
speciale l’Italia – questa Madre divina e universale nella sua forma umana
aveva tutte le sue umane preferenze e non le nascondeva… D’altronde quella
stessa Montagna di Samata che è Sri Aurobindo diceva che l’Italia era il
Bengala dell’Europa, essendo gli italiani creativi, caldi, poeti come i
bengalesi, forse più disordinati, istintivi e diretti proprio come i
fratelli d’India, sicuramente come loro generosi, coraggiosi e di cuore
aperto, a parte tutto ciò che Egli scrisse a proposito di Garibaldi e
Mazzini, nei quali si identificava e ai quali si rifaceva…
Poi un bel giorno – nel ’72, l’anno del Centenario di Sri Aurobindo – si
giunse al primo ‘domani’ stampato dalla tipografia. Fu un gran giorno ed una
bella festa… che non fece cessare le preoccupazioni e le difficoltà, in un
certo senso le acuì. La carta aumentava di prezzo un giorno dopo l’altro con
una puntualità inaspettata finché raggiunse una cifra che mai ‘domani’ si
sarebbe potuto permettere. I lettori avevano già mandato contributi speciali
e non si poteva chieder loro di più. Il dado era tratto ed era impossibile
pensare di tornare alla carta gialla, al ciclostile, e ai problemi sempre
nuovi che la macchina ciclostile presentava, ai viaggi da Madras, con i
tempi e i mezzi dell’India, del tecnico che avrebbe dovuto risolvere i
problemi.
Aumentava anche il costo della spedizione… Tutta la questione venne allora
posta davanti alla Madre, e quelli di voi che leggono ‘L’Agenda’ sanno che
l’Ashram di quegli anni aveva costanti problemi di denaro, e non soltanto
per preparare belle ed utili pubblicazioni, ma per il sostentamento
giornaliero delle strutture e delle persone che lo componevano. Ma la Madre
non volle sentir ragioni, con enfasi disse che ‘domani’ doveva continuare,
prese subito carta e penna per spiegare al responsabile della tipografia
quale importanza aveva per Lei il nostro trimestrale, e per dirgli di fare
un’eccezione, di non aumentare il prezzo della carta. Il fatto è che anche
il responsabile della tipografia aveva i suoi problemi di spese e di costi
(che alla fine ricadevano sulle spalle della Madre), per cui ritenne di non
assecondare la Sua disposizione, e presentò la fattura senza lo sconto
richiesto. In altre parole, il responsabile della tipografia non aveva
nessuna intenzione di abbassare il prezzo per l’unica rivista destinata a un
paese occidentale quando le riviste destinate alle varie regioni dell’India
pagavano il prezzo pieno.
Non vedemmo mai la Madre arrabbiata come quella volta. Mai la vedemmo
impugnare i braccioli della sua sedia come in quell’occasione, per
sollevarsi a metà da essa, Lei che pure era abituata a rispettare le
competenze dei vari dipartimenti dell’Ashram e di interferire il meno
possibile nelle decisioni prese da chi li dirigeva. Mai la vidi scrivere un
altro biglietto deciso e preciso come fece quella volta chiedendo al
responsabile della tipografia chi fosse mai a condurre l’Ashram… Il tutto si
appianò, specialmente perché il responsabile della tipografia era un devoto
buono e sincero, e ‘domani’ ebbe modo di procedere più tranquillamente nella
sua missione… che era e continua ad essere quella di avvicinare gli Italiani
a Sri Aurobindo e alla Madre.
Devo dire che ha svolto questo compito egregiamente. Per ‘domani’ e per la
Madre arrivavano sempre più spesso lettere dall’Italia. Lettere di richiesta
di aiuto, lettere di persone che chiedevano consigli, lettere di persone che
offrivano collaborazione. Molti arrivarono e divennero subito discepoli
fedeli e amici. Alcuni si fermarono e divennero preziosi collaboratori.
Sempre più si sentiva parlare italiano nelle strade dell’Ashram e alla mensa
- anche se lì avrebbe dovuto vigere il silenzio… Vennero attori, vennero
registi, gente del mondo del teatro, poeti. Alla radio e alla televisione
italiana si cominciò a parlare di Sri Aurobindo. Sri Aurobindo e la Madre
entrarono nella vita di un sempre più grande numero di italiani: e tutto
cominciò, mi piace ricordarlo, con quei fogli al ciclostile.
Ecco, cari amici, questo fu solo l’inizio del compito di ‘domani’, che non
è finito, che continua in un modo sempre più preciso in questi anni così
problematici, in questa vita ogni giorno più complessa, molto più complessa
di quella che si viveva quando ‘domani’ iniziò il suo cammino. Il mondo si
sta muovendo con una intensità di avvenimenti che possono lasciarci in una
crescente perplessità. ‘domani’ da parte sua è ancora qui, vuole continuare
ad esserci, senza illudersi di dare chissà quale risposta ai quesiti della
vita, ma solo spingerci a guardare oltre le apparenze che la colpiscono e la
frenano.
Con questo, cari Amici, vi saluto sapendo di poter contare su di voi perché
tutti assieme si possa continuare a portare avanti il compito che la Madre
assegnò a ‘domani’.
Vi abbraccio tutti, un po’ dall’Ashram, un po’ da Auroville.
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