Nirodbaran
Come Io l'Ho Conosciuto
tratto dal
numero di febbraio 2004 di 'domani'
Mi era stato chiesto già da tempo di scrivere qualcosa in occasione dei
cent'anni di Nirod, e ho esitato a lungo. Sembra proprio che ora non possa farne
a meno, per via della mia lunga, cordiale associazione con lui. Per 15 anni,
ogni sabato sera mi sono trovato con Nirod per un'ora, in quella stanzetta posta
incantevolmente proprio di fronte al Samadhi, con la scusa di discorrere in
italiano. Uso il termine scusa perché in effetti utilizzavamo un curioso miscuglio
di lingue, in prevalenza l'inglese che meglio ci permetteva di comunicare le
reciproche opinioni su vari argomenti inspiegabili nell'italiano che Nirod
poteva comprendere. Partiti con l'ambizione di leggere Dante, emulando il modo
in cui Sri Aurobindo aveva insegnato l'italiano a Nolini, siamo arrivati a
poterci scambiare in italiano solo le solite frasi convenzionali (Buonasera
Nirod, come sta oggi? - Arrivederci Adriano al prossimo sabato), e questo perché
sulla disciplina della lezione prevaleva il piacere del colloquio, unitamente a
lunghi, a volte lunghissimi momenti di silenzio assoluto che colmavano ogni mio
altro desiderio e che sempre ricorderò con grande gratitudine perché allora mi
era stata data la prova di quanto Sri Aurobindo affermava sulla prorompente,
calma forza e intrinseca ricchezza del silenzio.
Perché allora questa mia riluttanza a scrivere sui cent'anni di Nirod? La
risposta è che il clima della celebrazione mi infastidiva. A mano a mano che
l'età di Nirod si avvicinava alla meta mantenendo egli un'invidiabile lucidità
mentale e forma fisica, notavo come la gente intorno tendesse a farne un'icona
vivente, cosa che Nirod rifiutava. E' sorprendente come la gente si attacchi
alle espressioni esteriori nonostante si sia immersi, almeno apparentemente,
nella vastità di quanto detto da Sri Aurobindo e dalla Madre. Per non parlare
poi dei turisti dello spirito, che a tutti i costi vogliono avere la visione di
Nirod per toccargli un piede o prosternarglisi davanti così da raccontare a casa
del grande avvenimento e sentirsene gratificati come di una conquista
spirituale. Fosse così semplice! Qualcuno accenna al significato occulto della
data, ma francamente dubito che tutti quelli che scodinzolano davanti ai
cent'anni di Nirod ne sappiano qualcosa.
Nirod, a parte la copiosa corrispondenza col Maestro, ha passato 12 anni nella
stanza di Sri Aurobindo, un privilegio condiviso da pochissimi; ed a Nirod,
poeta in erba, Sri Aurobindo dettò quella che forse un giorno sarà considerata
la più alta poesia di tutti i tempi, Savitri. Il lettore probabilmente si
chiederà quante volte avessimo parlato insieme di tutto questo e con quante
domande io abbia subissato Nirod perché mi facesse partecipe un poco di quei
momenti memorabili del suo contatto personale col Maestro. Chi si pone questa
domanda sarà deluso: non gliel'ho mai chiesto e mai ne abbiamo parlato.
Ritorniamo a quanto detto sopra sul valore del silenzio, sulla possibilità che
mi dava di respirare, di vivere tutto ciò che di interiore e profondo emanava
dalla presenza di Nirod e da quell'ambiente intimo che ci circondava evocando
esperienze e attimi di vita che appartenevano ad un altro mondo invisibile allo
sguardo ma tangibile all'esperienza interiore. Considero ora una Grazia della
Madre che la curiosità o il desiderio non siano mai emersi a macchiare
l'esperienza di quei momenti.
Parlavamo invece di tante altre cose e devo dire che nelle opinioni esteriori
capitava sovente che ci trovassimo in disaccordo. Mi veniva allora in mente la
lunga corrispondenza col suo Guru e mi confortava pensare quante volte, alle sue
domande, Sri Aurobindo lo avesse apostrofato con la sua lapidaria risposta: "Wooden
Head! Testa di legno !"
Ricordo qualche anno fa. Ero nella grande sala degli incontri della scuola
dell'Ashram, qualcosa come la nostra Aula Magna. Nirod teneva una lettura agli
studenti sulla sua corrispondenza con Sri Aurobindo. Nirod legge ad alta voce
una sua solita domanda un po' strampalata seguita dall'inesorabile 'testa di
legno' di Sri Aurobindo. Appena terminata la lettura della frase scoppia
fragorosa una prima irrefrenabile risata che contagia tutta l'udienza: è la
risata di Nirod, divertitissimo all'epiteto che Sri Aurobindo gli attribuisce.
Nirod era un bengalese, certamente benestante, mentre il Bengala è stato ed è
tuttora in India una riserva di pensiero comunista o comunque di sinistra, mal
visto da Nirod. Io che nel '68 frequentavo il terzo anno di Economia e Commercio
all'Università Cattolica di Milano quando scoppiarono le prime contestazioni
guidate da Capanna, non potevo accettare certe sue posizioni. Un' altra diatriba
riguardava la politica dell'Ashram di fronte a certi spinosi avvenimenti, come
il contrasto con Satprem. La posizione di Nirod era conservatrice e a difesa a
oltranza della politica ufficiale. Io allora, che tutto sommato sono lungi
dall'essere un fanatico di Satprem, ne prendevo le difese ricordando a Nirod
come il più grande fra i discepoli di Sri Aurobindo, Nolini, si fosse opposto
all'urto con Satprem e avesse ammonito gli altri di evitarlo. Da Satprem era
inevitabile passare a Pranab, l'uomo forte dell'Ashram dal comportamento
dittatoriale che nessuno osa contrastare. Perché, dicevo a Nirod sfidandolo,
questa remissività nei confronti di Pranab, in contrasto con l'intransigenza
mostrata verso Satprem. La sua risposta era che la Madre amava molto Pranab (ed
era vero). Tuttavia, ancora mi era facile coglierlo in contraddizione perché la
Madre, ed è cosa evidente, amava molto anche Satprem. 'Testa di legno'! Ma dopo
qualche scambio di questo tipo, tutto ritornava sui soliti, dolci binari. Mai
c'era un residuo di acrimonia e con un sorriso e la pace nel cuore e il silenzio
nella mente ci davamo appuntamento al sabato successivo.
Più volte mi sono chiesto come mai questa lunga associazione con Nirod, che,
come tutti gli ashramiti, vive una vita molto riservata. Ci fu un periodo in cui
per motivi che non ricordo avevamo interrotto le lezioni. Nirod mi venne a
cercare per riprenderle, dicendomi che così gli aveva ingiunto Sri Aurobindo.
Sia io che mia moglie Grazia abbiamo sempre preferito mantenere una certa
indipendenza e non ci siamo mai veramente integrati nella realtà della vita di
ogni giorno dell'Ashram. Forse Nirod era il nostro legame con ciò che
l'istituzione rappresentava. Intorno al 1990, dopo dieci anni di vita a
Pondicherry, fui costretto ad andare in Italia per un anno. Durante quel periodo
italiano,
sono stato sovente guidato da Nirod. La sua presenza avvertita nei miei sogni e
durante il giorno manteneva saldo quel filo che presto mi avrebbe di nuovo
ricondotto a Pondicherry, dove poi mi fu chiesto da Maggi, nel 1991, di
occuparmi di domani. E dove ripresi le lezioni con Nirod.
Ed è partire dal '91, come conseguenza della mia nuova responsabilità
editoriale, che si è andato sviluppando, quasi inevitabilmente, un altro fatto,
meno personale, che dà uno scopo a questa mia lunga amicizia con Nirod.
Attraverso di lui si è creato un solido legame con i seguaci di Sri Aurobindo in
Italia. Non mi dilungherò al riguardo perché è un fatto ben noto a chi segue
domani, che è stato il portavoce del graduale formarsi di questo ponte tra
l'Ashram e l'Italia che ha portato tra l'altro alla creazione di 'Aditi'.
Desidero solo spiegare come questo contatto fosse eccezionale e niente di simile
fosse incoraggiato da Nirod con altri gruppi nazionali. Grazia ed io abbiamo
seguito con curiosità un cambiamento negli anni nel carattere di Nirod, che da
burbero quale si era sempre dimostrato era diventato sempre più aperto assumendo
caratteristiche quasi 'italiane', accogliendomi a braccia aperte e talvolta con
una pacca sulle spalle. Con altrettanta disponibilità e simpatia egli riceveva
gli italiani in visita all'Ashram che sempre più si rivolgevano a lui. Oltre ad
'Aditi' e ai suoi rappresentanti, devo citare come Nirod avesse manifestato una
grande simpatia per i ragazzi del 'Centro Sri Aurobindo e Mère' di Savignano
quando vennero in visita all'Ashram.
Una volta Nirod mi accennò delle varie incarnazioni nell'Ashram. C'era stato un
periodo, nei primi anni dell'Ashram, in cui la Madre aveva fatto certe
rivelazioni ad alcuni discepoli. La pratica fu presto da lei interrotta, forse
perché in alcuni interlocutori prevaleva talvolta l'interesse curioso sul
significato profondo. Ci rimane tuttavia, o per testimonianza diretta o per
sentito dire, un elenco abbastanza impressionante di personaggi che hanno
fissato le tappe dell'evoluzione nei momenti cruciali della storia dell'uomo.
Mentre me ne parlava passò una figura nota davanti alla porta aperta della
stanzetta e Nirod colse l'occasione per dirmi: "Vedi, X era Robespierre".
Condottieri, rivoluzionari, artisti, pensatori, poeti, mistici, tutti riuniti
qui nell'arco di qualche decennio richiamati dall'appello del loro Maestro di
sempre: Sri Aurobindo. Fu inevitabile che gli chiedessi chi mai fosse lui stato.
Mi guardò con una smorfia interrogativa sulla bocca e un gesto con le palme
delle mani aperte come per dire: io, non ne so niente. Nirod ha sempre voluto
apparire in un ruolo dimesso rispetto ad altri grandi discepoli come Nolini,
Pavitra, Amrita, Champaklal, Purani. Eppure, a parte Champlakal, nessuno,
neppure Nolini, ha avuto il privilegio di un contatto così intimo con Sri
Aurobindo e la Madre quanto Nirod. Quando egli iniziò la corrispondenza con il
suo Guru, che era per tutti l'immagine del Bramhan Silenzioso inavvicinabile, al
di sopra di ogni cosa, osando stuzzicarlo con domande anche balzane e ironiche,
Sri Aurobindo cominciò a rispondergli sullo stesso tono, rivelando un aspetto
della sua personalità che sarebbe stato altrimenti perduto per noi. In quella
corrispondenza, la Madre dice come Sri Aurobindo, in tono amichevole e scherzoso
abbia rivelato tutto, ma proprio tutto, a Nirod. Dopo l'incidente del 1938 che
lo costrinse a una lunga immobilità, Sri Aurobindo chiamò a sé Nirod, che visse
per 12 anni giorno e notte nella stanza accanto a Sri Aurobindo. Quando il Guru
lasciò il corpo, fu la Madre che lo volle ancora presso di sé. Oggi ancora,
Nirod dorme ogni notte nella stanza di Sri Aurobindo. Lo yoga di Sri Aurobindo e
della Madre era per pochi eletti. Non era possibile stare impunemente accanto a
loro se non si era pronti, in tutte le parti dell'essere, a riceverne la forza.
Non è qualcosa con cui fosse possibile scherzare o essere insinceri, perché le
conseguenze sarebbero state devastanti. Noi stessi, vivendo all'Ashram, pur anni
dopo che anche la Madre se n'era andata, quante persone abbiamo visto cedere
alla tensione creata dalla dinamica dello yoga e disgraziatamente finire coll'
impazzire! soprattutto all'inizio degli anni '80. Ci fu un anno in particolare,
credo fosse il 1983 (forse a causa di una particolare pressione della Forza) che
il fenomeno assunse quasi le dimensioni di un'epidemia, tante furono le persone
coinvolte, con conseguenze anche terribili; e il nostro contatto era limitato
prevalentemente agli Italiani! Nirod ha passato decenni accanto ai suoi Guru e
questo perché Sri Aurobindo e la Madre lo avevano scelto. Nulla di ciò che loro
facevano era lasciato al caso, ma tutto era vagliato attraverso la loro
conoscenza interiore ed occulta. Anche se non sappiamo chi egli sia stato in
passato, non possiamo che inchinarci riverenti di fronte a Nirod, ringraziarlo
per esserci stato tanto vicino mettendosi con semplicità e umiltà al nostro
livello, ed augurarci di avere ancora per molti anni a venire il privilegio di
poterlo vedere e di stargli accanto.
Adriano
(della Redazione di 'domani')